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Sterilizzare o pastorizzare? Questo il dilemma.

Testo per “Vita nei Campi” rubrica di Agricoltura a cura della redazione di Udine del TGR FVG in onda su radio UNO RAI.

Nell’approcciarsi alla conservazione degli alimenti è fondamentale coniugare assieme la stagionalità, la tipicità territoriale e la tecnologia. Aprendo un buon vasetto troviamo al suo interno non solo un alimento scelto, selezionato e amorevolmente trasformato, capace di evocare ricordi e sapori famigliari consolidati ma, anche l’abilità di garantire la conservazione di esso nel tempo. Per fare questo bisogna avere ben presente le metodiche tecniche-scientifiche dell’intera filiera produttiva.

Iniziamo dunque dando il giusto significato a due termini che troppo spesso vengono utilizzati erroneamente.

Per STERILIZZAZIONE si intende il processo di stabilizzazione degli alimenti che permette di bloccare completamente l’attività dei microorganismi e degli enzimi. Attenzione però, le temperature elevate che permettono tale processo non sono fattibili in ambito domestico. Con il  termine conserva pertanto si intendono tutte le preparazioni alimentari confezionate in contenitori a tenuta ermetica che subiscono trattamenti termici atte alla stabilizzazione e conservazione per lunghi periodi ed è fattibile solo con determinate attrezzature.

A livello di conservazione casalinga dunque il termine corretto da utilizzare è PASTORIZZAZIONE ossia un trattamento termico che si effettua a temperatura minore o uguale a quella dell’acqua in ebollizione. Questo procedimento permette di eliminare la maggior parte dei microorganismi ed enzimi ma non le spore. Per questo motivo è preferibile consumare le semi – conserve entro un anno dalla data di preparazione.

Per fortuna una serie di norme igieniche personali e ambientali ci vengono in aiuto concorrendo al corretto mantenimento del prodotto finito. È sottinteso che dobbiamo prestare un particolare riguardo all’igiene delle mani e della cucina, spugne e canovacci sono un potenziale pericolo per la proliferazione di microorganismi dannosi, assicuriamoci dunque di lavorare in un ambiente pulito in ogni suo dettaglio.

E’ importante usare per ogni alimento il contenitore più appropriato in forma e dimensione. Non utilizziamo capsule che presentano piccole deformazioni, tracce di ruggine o ammaccature, assicuriamoci che le guarnizioni in gomma siano belle elastiche, non rigide o secche. Personalmente preferisco investire ogni anno in tappi e guarnizioni nuove piuttosto che rischiare spiacevoli inconvenienti. 

Tutti i contenitori, i tappi e le guarnizioni devono essere sanificati ossia ben puliti prima dell’utilizzo. Lavateli con acqua e detersivo, sciacquati molto bene e privi di odori. Io nel dubbio, l’ultimo risciacquo lo faccio passando i vasetti in una soluzione di acqua e una piccola parte di aceto bianco.

Prestiamo una particolare attenzione all’asciugatura. Vanno fatti scolare e passati accuratamente con un canovaccio pulito che non lasci residui tessili. E’ buona norma anche asciugarli in forno oppure in microonde. 

Una volta riempiti i nostri vasetti devono essere pastorizzati. Organizzamoci con una pentola bella ampia dentro la quale posizionare i vasetti distanziati tra loro con dei canovacci da cucina. Aggiungiamo l’acqua fintanto da superare i coperchi dei barattoli e portiamo a bollore. Dal punto di ebollizione calcoliamo 20 minuti circa per vasetti da 250gr.  Possiamo lasciarli raffreddare immersi oppure estrarli, capovolgerli e coprirli con una coperta.  Quando i contenitori saranno ben freddi vanno ispezionati assicurandoci che i tappi abbiano provveduto al sottovuoto.

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